Addio a Zaha Hadid: grande artista di spazi e di oggetti poetici

Ieri, leggo la triste notizia: “New York, 31 marzo 2016  – E’ morta Zaha Hadid, l’architetto iracheno-britannica celebre per i suoi progetti futuristici tra cui lo stadio del nuoto dei giochi olimpici di Londra e qui a Roma per il MAXXI, il Museo delle arti del XXI secolo.” http://www.quotidiano.net/zaha-hadid-1.2023491
Ho conosciuto Zaha Hadid più di dieci anni fa a Venezia, appena laureata e ricercatrice allo Iuav. Ero ancora piena di speranza per i nuovi talenti femminili italiani e per un rinnovato atteggiamento visionario e artistico dell’opera architettonica, per me, da sempre, considerata artistica. Lei tenne una conferenza illuminante, la salutai e la ringraziai per avere dato all’architettura un volto nuovo, poetico, scenografico e simbolico.

Fu la prima donna a ricevere il Premio Pritzker nel 2004.

La sua ricchissima ricerca spaziale e formale si è espressa, attraverso il meraviglioso passaggio dalla grande alla piccola scala: straordinarie opere architettoniche, oggetti di design e pensieri poetici.

Oggi il mio saluto si rinnova nel suo ricordo, nella sinuosità delle sue forme materiche, che vivranno come testimonianza del talento femminile, nella sua fondamentale funzione educativa per il mondo.

Adesso, nel nostro Paese, sopratutto nella Capitale che ospita un’importantissima testimonianza dell’architetto, a un giorno dalla sua scomparsa, sembra non esistano più il rispetto e la considerazione per l’arte al femminile; e allora che l’origine araba e il suo taglio di separazione da una cultura non certo femminista dell’archistar, dovrebbe incoraggiarci nell’intraprendere anche la strada più difficile e tortuosa.

Dice Massimo Recalcati, filosofo e terapeuta a proposito del suo illuminante libro “Le mani della madre”: “la madre deve tentare di tenere insieme la cura particolareggiata per il figlio con il dono della sua assenza”.

Così sono le opere partorite da molti artisti: testimonianza dell’amore ereditato.

Così nell’assenza di Zaha Hadid, il museo Maxxi vive.

Nell’opera che resta oltre il tempo di chi l’ha creata, la speranza per le nuove generazioni di potere essere ancora figlie curate e madri generatrici di nuove idee. (M.G.F.)