Tempi ristretti e spazi eterni

Vado all’inaugurazione della XXI Triennale di Milano al Palazzo dell’Arte, non prima delle 20 perché penso: < è  venerdì e la gente che progetta nel mondo, fino alle 19, ancora lavora>. Un mio personalissimo ragionamento a quanto pare, perché dopo avere incontrato e salutato interessanti e importanti donne artiste e galleriste,  chiacchierato con amici milanesi  e scattato due foto per il blog – l’esposizione riaperta per la prima volta dopo vent’anni – si chiude agli sguardi dei presenti. Sono appena le 21! penso al pesce d’aprile, ma ahimè è tutto vero! Mi era già successo con l’inaugurazione del Maxxi a Roma, che l’intollerante personale (non responsabile e forse carente) mi bloccava l’ingresso in un orario veramente incivile per una prima visione. Visita anche questa, non solo dedicata alle autorità, ma anche alla stampa, alla critica, al pubblico invitato.

La mostra temporanea è quella che dura uno tempo prestabilito, ma in questo caso,  la chiamerei, mostra visibilmente ristretta nella sua apertura brevissima.  Non mi resta quindi che riguardarmi lo straordinario edificio di Muzio e ripensare alle tante Triennali studiate e amate, a quella di Luciano Baldessari del 1951, che interpretava lo spazio unificandolo con le opere degli artisti. http://baldessari.densitydesign.org/opere/project/AT9

Così entrata in luogo architettato come opera permanente che adesso osccura alla vista, rinchiudendole, le opere nuove: mi riprendo riprendendo, in attesa di leggere altrove, speranzosi e autorevoli giudizi critici.

Qui sotto il mio video-sintesi della breve serata inaugurale.