Tempi indifesi

Lo spazio morale del rispetto: con queste Lauree, pensare colti e curati luoghi gentili.

Appunti riscritti (da un post di fb del settembre del 2016).

La incontravo spesso e per caso all’inizio del suo incarico alla “Casa delle donne” o, a passeggio in Via dei Banchi Vecchi ancora pulita dalla spazzatura, era sorridente e molto bella, di quella bellezza che avevano le donne intellettuali e intelligenti tra gli anni ’60 e ‘70. Donne ammirate e rispettate da tanti uomini, sostenute da altrettante donne che le ammiravano perché uscivano dagli schemi chiamati allora “borghesi” che le volevano solo casalinghe o, mamme illetterate o, libertine senza libero arbitrio.

Tra queste persone per fortuna c’erano i miei genitori: un padre medico umanista e una madre figlia d’insegnante di italiano, aspirante imprenditrice, ma questa è un’altra storia.

Era Laura Boldrini, che dopo i primi insulti maschilisti, non vidi più libera a passeggio per il centro di Roma, (ma soltanto apparire in televisione con il volto severo del dolore o, scomparire nella sua casa di Via della Lungara quando andavo a trovare un’amica che abitava li vicino e vedevo le sue guardie del corpo gironzolare lungo la via), fu allora che iniziai a capire il dramma, ancora solo al suo prologo, che il nostro Paese ormai ingovernabile – privato di etici principi e di obiettiva difesa – si stava preparando a mettere in scena. (M.G.F.)