Il tempo toccante e lo spazio dell’assenza

Sono trascorsi due giorni dalla notizia della scomparsa di Paolo Rosa, artista e fondatore di Studio Azzurro, mentre la sua ultima opera multimediale ancora in corso al Padiglione della Santa Sede alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, vibra! E vibrando insieme al suo tema, quello della Creazione che si concentra nella prima parte del racconto biblico, coinvolge lo spettatore, toccandolo, con il lavoro dei sordomuti: attori di un cantico senza parole, anime che si muovono e appaiono come parte dell’opera stessa, con il solo sfiorare del gesto della mano del visitatore sulla parete. Il toccare per essere toccati, il tatto come senso di una contemporaneità profonda dentro un’arte che commuove eticamente il suo fruitore. La creazione di questo artista vive e vivrà sempre nel suo consegnarsi al mondo, cogliendo, nell’imperfezione dell’uomo, una nuova bellezza e una sacra verità e invitando l’umanità con tatto, a partecipare alla costruzione di un opera unica, una scultura del cuore; dove tutte le mani pensano, se sentono, e dove ogni uomo, in una società multi-linguistica, può parlare con il solo proprio gesto. Ora, non ci saranno più spazi dove poter ascoltare le parole del prossimo progetto o l’intenzione nuova, prossima o futura, di questo amabilissimo e dolce signore del fare artistico che, mi parlava sottovoce, quasi a ringraziarmi per essere lì commossa, nel giorno della inaugurazione del Padiglione del Vaticano per la prima volta presente alla Biennale d’Arte di Venezia. Oggi, ancora commuovendomi, per la sua assenza e per altre care sensibili assenze, ritrovo un luogo dove rielaborare i pensieri e dove ricollocare le opere, quelle buone, quelle vere. Così il tempo torna creativo: un insieme d’istanti da fabbricare insieme.

Il tempo toccante e lo spazio dell'assenza